ARCIONE – VINO ROSSO SALENTO D.O.C.

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ARCIONE – Vino Rosso Salento D.O.C.

Varietà delle uve: Negroamaro 85% , Malvasia nera di Brindisi 15%

Sistema di allevamento: cordone speronato bilaterale

Età dei vigneti: 21 anni

Caratteristiche del suolo: terreni di medio impasto

Produzione per ettaro: 8 tonnellate circa

Numero di ceppi per ettaro: 4000 circa

Zona di produzione: vigneti ubicati nel comprensorio della d.o.c. Brindisi, contrada “Montenegro”

Epoca di vendemmia: 3^ decade di settembre

Metodo di vendemmia:raccolta a mano delle uve

Vinificazione:le uve pigiate vengono lasciate macerare a lungo a temperatura controllata; il vino si affina in cemento vetrificato per oltre 12 mesi

Gradazione alcolica: 14% Vol

Caratteristiche organolettiche:colore: rosso rubino intenso;profumo:vinoso con sentori di frutti rossi maturi;sapore:intenso, caldo e morbido;temperatura di consumo: circa 16° – 18°C.

Abbinamento gastronomico: primi piatti sapidi, carni rosse, formaggi stagionati.

Categoria:

Descrizione

Malvasia Nera: una storia che viene da lontano

La storia del nostro vitigno affonda le sue origini in epoche molto lontane. Pare che un vino dolce, quasi liquoroso, fosse coltivato in una cittadina del Peloponneso chiamata Monemvasia o Monembasia a causa di una caratteristica molto importante da un punto di vista strategico. Come recita infatti lo stesso nome, che letteralmente vuol dire “porto che ha una sola entrata”, questa città era una vera e propria roccaforte collegata alla costa da una sola via d’accesso. Era quindi un luogo protetto, perfetto per crescere e prosperare senza il pericolo di inutili intrusioni esterne. Il vino di cui parlavamo all’inizio era il vanto dell’isola e continuò a esserlo per molto tempo o almeno fino all’arrivo dei Veneziani.

La Repubblica di Venezia arrivò nella cittadina nel corso del XIII secolo e, stupita dall’assoluta pregevolezza di questo vino, ne incoraggiò l’esportazione in altri lidi mediterranei, tra i quali Creta, dove nacquero i primi e rudimentali vigneti che però la Serenissima dovette lasciare in seguito all’invasione da parte dei Turchi. A questo punto l’arguzia commerciale dei nostri li portò a espandere la coltivazione della Malvasia in tutto il Mediterraneo. Arrivò quindi anche in Italia e conquistò un posto d’onore nella nostra penisola tanto che molte osterie venete venivano chiamate con il nome di “Malvase”. Questo successo fu anche il motivo di una grande confusione. La fama che accompagnava questa uva fece sì che vennero chiamate Malvasie vitigni molto diversi tra loro, sia da un punto di vista morfologico che ampelografico.

Esiste anche un’altra interessante teoria che vuole la Malvasia Nera crescere e prosperare in qualità di vitigno autoctono in quel di Malta per poi essere importata nella nostra penisola sempre dai commercianti veneziani.

Secondo alcuni storici, la Malvasia Nera pugliese ha avuto una storia molto diversa in quanto venne introdotta nella regione nel 1700 a.C dalle popolazioni cretesi e micenee e da allora non ha mai conosciuto momenti di stanca anche se soltanto negli ultimi anni ha iniziato a essere vinificata in purezza.

Le aree di coltivazione della Malvasia Nera

il vitigno Malvasia Nera oggi è allevato in molte zone del nostro Paese. In Puglia è molto diffusa la Malvasia di Nera di Brindisi e di Lecce, due uve che seppur iscritte separatamente nei registri ampelografici non mostrano molte differenze tra loro. In Trentino Alto-Adige e in Toscana viene allevata una varietà non aromatica chiamata Malvasier mentre nella zona del Monferrato, a Casorzo, e a Schierano, sulle colline astigiane, prospera rigogliosa una varietà aromatica della Malvasia Nera. Infine la Malvasia della Basilicata è un’uva che presenta molte caratteristiche in comune con quella allevata a Brindisi.

Caratteristiche del territorio

La Malvasia Nera ama affondare le sue radici in terreni ricchi di argilla, di rocce fini e di sedimenti calcarei. Queste caratteristiche unite a un buon drenaggio creano il presupposto per ottenere vini di alta qualità, caratterizzati da un colore vivace e da una grande corposità.

Il clima è l’altro grande protagonista di annate più o meno eccellenti. Questa uva infatti cresce bene dove il sole e le brezze che provengono dal mare riescono a creare un ambiente caldo, a volte torrido ma ben protetto dalle infezioni parassitarie. Il vento che spira tra i grappoli infatti li protegge dalla dannosa umidità. Spesso, nel Salento, la terra è arida ma le radici della Malvasia nera trattengono l’acqua e la rilasciano lentamente nel momento in cui la pianta ne ha più bisogno.

Caratteristiche ampelografiche dell’uva Malvasia Nera

La Malvasia Nera è caratterizzata dalla presenza di una foglia medio-piccola, pentagonale, trilobata o pentalobata. Il grappolo, conico o cilindrico, non è eccessivamente grande e talvolta è alato. Gli acini sono piccoli e ovali mentre la buccia spessa e consistente è ricoperta dalla pruina, una sostanza che avvolge l’acino e lo preserva dagli effetti deleteri dell’eccessiva siccità.

Vinificazione della Malvasia Nera

La Malvasia Nera, generalmente allevata a spalliera, viene raccolta intorno alla metà di settembre. Il momento della vendemmia è molto importante ed è condotto con una cura quasi meticolosa. Spesso i grappoli vengono raccolti manualmente perché soltanto i migliori potranno arrivare in cantina per il processo produttivo. Dopo una leggera pressatura, il mosto fermenta a lungo sulle bucce, in grandi serbatoi d’acciaio, e affina per qualche mese in contenitori dello stesso materiale.

Caratteristiche organolettiche del vino Malvasia Nera

La Malvasia Nera ha un colore seducente e passionale, un intenso rosso rubino, con riflessi che virano verso il viola. La palette aromatica è molto forte e svela un bouquet fruttato dove sono riconoscibili le note delle ciliegie, delle fragole e qualche accenno di violetta profumata. Il sorso svela una buona struttura e avvolge il palato con un tannino armonico e vellutato. Il finale è fresco e persistente.

Curiosità sulla Malvasia Nera

Questo vitigno vanta anche delle nobili citazioni letterarie come quella di Shakespeare nel Riccardo III. Una menzione sicuramente poco piacevole (uno dei personaggi citati annega in una botte di Malvasia) ma è comunque la prova che nel Seicento questa uva era conosciuta e apprezzata già in molte nazioni europee.

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